Tuesday, January 10, 2012

La sosta ci raggiunse poco dopo aver lasciato la montagna alle spalle. Guardavo i miei capi e i miei amici tagliare le fette di pane e condirle col pomodoro mentre mi sciacquavo le mani nel torrente. Avevo agognato così tanto quell’acqua che mi misi in testa di intingerci anche i piedi e la faccia, in una sorta di doccia improvvisata. Quando iniziarono a chiamarmi esitai per un po’, la fame mi era passata e volevo godermi il momento. Mi avvicinai solo dopo, quando il cerchio era già composto e tutti avevano le bocche piene. Sul punto di addentare il primo boccone del panino, mi ricordai del piccolo sasso che era rimasto in un angolo della mia bocca e, senza pensarci due volte, lo sputai nel bel mezzo del cerchio.  Scoppiarono tutti a ridere così in contemporanea a quel mio gesto, che io stentai a rendermene conto.  Non mi era sembrato così sfacciato fino a quel momento. Ezechiele però non rideva e mi lanciò un’altra delle sue occhiate alla velocità della luce, lungo il diametro del cerchio.  Finito il pranzo si ripartiva, e lui attese che la fila si fosse formata per venirmi vicino. Aveva due sassi in mano. Il primo lo riconobbi, non so con quale vista ci fosse riuscito, ma aveva recuperato quello che avevo sputato. Il secondo era grande invece, e me lo mise nello zaino senza dire niente. Ma non era una punizione, piuttosto un’usanza talvolta in vigore tra noi, quella di imparare a conoscere il sacrificio. La strada era ombrosa per buona parte del pomeriggio, così non ebbi bisogno di mettere in bocca il sassolino di nuovo.  In discesa  il fardello non pesò poi troppo sulle mie spalle svogliate.

La fila si arrestò di colpo e si divise in due, come nel Mar Rosso le acque, a un’ora inconsueta del giorno. I ragazzi battevano coi loro bastoni per terra e ridevano nervosamente.
A quell’età, ai miei occhi, i ragazzi facevano sempre  a gara a chi aveva meno paura di tutto.
A qualche metro da me,  forse una decina, in mezzo al corridoio in cui si erano divise le acque, una giovane vipera attraversava la strada. Dico giovane perché era molto piccola, ma non saprei dire se lo fosse veramente o se si sia fissata così nel mio ricordo per la sproporzione tra le sue dimensioni reali e le grida delle mie compagne. 
A quell’età, ai miei occhi, le ragazze non facevano altro che esasperare le proprie dimostrazioni di paura. Paradossalmente, l’indefinitezza dell’adolescenza ha il potere di rendere tutti i ruoli molto più chiari di quello che saranno in futuro. Per distinguerci da tutto quello che c’era prima, ci attaccavamo allo stereotipo

(salvo riuscire a uscire poi dallo stereotipo stesso a cui ci eravamo attaccati con improvvise illuminazioni, penetranti come un veleno, irriflesse, cariche di destino, atti di difesa di  animali braccati).



La vipera ignara continuò il suo percorso alla  velocità abituale e raggiunse gli sterpi a valle del nostro sentiero. Si lasciò dietro un ultimo fruscio. Per noi fu il segnale che potevamo riprendere il cammino.

2 comments:

Anonymous said...

This is my first time go to see at here and i am truly happy to
read all at single place.

Also visit my weblog ... joshua pellicer the tao of badass ebook

cooksappe said...

*_*