Wednesday, December 23, 2009

mal di provincia


ce l'ho da stamattina quando ho letto un cartello sulla vetrina di american apparel, un negozio al centro di roma. "Per CELEBRARE le festività natalizie saremo aperti tutte le domeniche di dicembre".
celebrarecelebrarecelebrareassurdo questo verbo. Non che non sia appropriato per un negozio a Natale, del resto. E Roma non c'entra niente. Solo ho un po' di nostalgia per i luoghi dell' adolescenza eterna.



Wednesday, December 16, 2009

lamento del cacciatore di taglie

E tu ti sei stupito che quando sei tornato hai visto che non c'era più la nostra casa perfetta per andare a caccia in tutte le stagioni, soprattutto quelle fredde. Ci dev'essere stata solo un'ombra nera nascosta al suolo, in quel punto, come traccia silente di un'esplosione o di un incendio. Una traccia grande quanto la casa più o meno, nascosta in mezzo alla foresta come la casa. Come la selvaggina. Come la cacciagione. Latitante.

e mentre io piangevo, gli chiedevo perdono, gli assicuravo che non avrei mai cercato di catturarlo se non avessi avuto quei debiti quel maledetto vizio del gioco, mi ha mostrato il coltello che teneva nello stivale e ha sghignazzato ma poi non l'ha estratto.
Resterai a vivere qui ora, ha detto, in questa catapecchia per il resto dei tuoi giorni.
io piangevo e non mi rendevo conto che in quel momento mi aveva risparmiato la vita e dovevo essergli grato e basta, così ho detto che avevo paura a restare lì tutta la vita. e allora lui non ci ha visto più e ha dato fuoco a tutta la casa, ma neanche stavolta mi ha ucciso. mi ha lasciato lì a piangere ancora e mentre se ne andava abbassando la gamba dei pantaloni per ben coprire lo stivale a punta e il coltello che senza dubbio lo avrebbe fatto riconoscere al mondo come Il Bandito mi ha chiesto:
Cosa ti spaventava a restare qui tutta la vita
e io ho risposto che avevo paura che nessuno altro mi avrebbe trovato lì, in fondo al bosco, che non avrei potuto più far sapere nulla a nessuno di me, né sapere nulla di nessuno, soprattutto di te, non avrei saputo più niente di te. non avrei mai potuto sapere se mi avresti cercato, se mi avresti ritrovato, gli ho spiegato che potevo stare da solo anche per sempre ma non senza sapere niente così, senza sapere che fine facevano gli altri e senza sapere se gli altri sapevano o no la fine che avevo fatto io
e lui ha ribattuto ( e mentre ribatteva rideva, rideva, e rideva)
non è l'informazione che ci manca a questo mondo, tu non hai capito proprio un cazzo che l'informazione è l'ultima cosa che ci manca
E io inginocchiato lo guardavo ancora dal polpaccio in giù e temevo ancora il suo coltello negli stivali e invece lui ha preso una pistola dalla tasca della giacca, e mi ha sparato, e se ne è andato, e nessuno era più sereno e saggio di lui mentre lo faceva, tanto che finì per vivere felice, e contento. La vita migliore che uno può desiderare

Tuesday, December 08, 2009

OIDA

Ludwig siamo solo io e te chiusi in una stanza. Tu mi stai davanti a gettare spire di fumo lungo pensieri inevasi, io sono ancora attaccata di prepotenza alle sbarre, e attaccata ho addosso una smania di evadere verde. Presto non avremo che guai.
Molto prima che questo pavimento per topi ceda sotto il peso del tuo sguardo, il tuo occhio prenderà la forma del tuo campo visivo o sarai tu, quel che resta di te, a diventare a forma di occhio. Diventerai un occhio gigantesco che conosce solo la legge dell'occhio per occhio. Sarai l'occhio sempre sveglio che mena minacce di morte. Ti spalancherai nel cuor della notte, scolpirai alla finestra ladri che prima non c'erano. L'altro occhio resterà chiuso, derubato nel sonno senza il becco d'un sogno. A me sarà mancata l'astuzia di Ulisse per accecarti, nel frattempo. Così, tu avrai continuato a vedermi.
Non credevo di trovarti in questa cella così poco raggiunta dalla luce. Invece sei qui e mi riveli che in questo carcere sono così sommmersa dal successo che mi è sfuggito di mano. Mi fai sognare di essere uno di quei cantautori senza polso che abbandonano la carriera per un campo di grano. Tacerebbero i frutteti, si riposerebbero le zolle. Noi probabilmente ci daremmo solo la zappa sui piedi, ma almeno saremmo nel giusto.
Non credo quindi che la mia ossessione di vedere, essere vista, mi farà abbandonare la prigione. Preferisco stare qui, appesa alla parete, a vivere di visite, di nasi spiaccicati alle vetrine, violentemente felice.
Viviamo di statistica, violentemente felici.
Lunghe spire i tuoi pensieri inevasi. Ma non fumai con te, non eri venuto in pace.
Con l'autorizzazione di uno sguardo infine ti lasciai uscire. E fu bello vederti la giacca sventolare nel sole.