Friday, July 30, 2010

Ora che l'estate giunge shakespearianamente a metà

Mi pare si possa dire che un sacco di gente la consideri la stagione superficiale. Secondo me non è così. Solo che in genere c'è una certa invidia per il bello, e allora va degradato in qualche modo. Anche nei fatti. Ad esempio, mi pare da tempo immemorabile che vengano chiamati "beach books" i libri più cretini dell'anno, gli equivalenti estivi dei cinepanettoni natalizi, quando a dire la verità sotto l'ombrellone si possono fare le letture più impegnate e meno attinenti al contesto proprio perché non si ha da fare un cazzo e fuori tutto è mite e temperato. Stando due mesi al mare si potrebbe leggere "Guerra e pace", credo. Ma anche cose meno lunghe e più angoscianti, invernali e noir. Come le dannazioni americane di McCarthy e Stephen King o le psicosi scandinave dei vampiri di Lasciami entrare. Fatto sta che non so quanta gente  si butti sulle letture impegnate in estate o anche negli altri periodi dell'anno. Una cosa però mi è chiara, e ovviamente non solo a me.
Tutti vogliono abbronzarsi. Non so perché, forse per dare l'impressione di scoppiare di salute. Io ad esempio vorrei cancellarmi il colorito grigino dalla faccia. Ma non a suon di fondotinta, che quando vedi quelle macchie arancioni sulle facce delle donne ti viene da ridere. No. Vorrei essere a metà tra il buio di un barcarolo di qualche isola e il rubicondo di una guida alpina. Peccato che non c'è sole in questi giorni nella Città deserta e disertata da tutti. In questo periodo è qui, non al mare, che è il caso di fare questo genere di pensieri. Poco utili e poco profondi. Visto che poi non è che ti vai a tuffare da qualche parte e lasci annegare tutto. Non dico che sia matematico (non c'è una ragione precisa), li sento solo più adeguati al contesto. A livello epidermico.



ahahah

Tuesday, July 27, 2010

we only want what's best for him

Poi, con la punta del piede, va a tastare il bastone che giace a terra inerme, ad attendere la volontà altrui-forse quella di lei.
Lo blocca con il tallone. Nell’eventualità che. Nel caso che.Se tante volte. Non si sa mai. Non sia mai. Eventualmente. Se per caso. Tante volte. Non fosse mai. Dovesse servirle. Potesse servirle. Dovrebbe essere pronta. Potrebbe essere pronta. Sarebbe pronta? Ma sì. Sarebbe pronta. Non per sé. Per gli altri? Dovrebbe essere pronta.Potrebbe? Non per sé. In sé per sé? No. Probabilmente no.Sicuramente no. Ma forse sì. Sarebbe bello.Sarebbe meglio. Deglutire. Intanto. E provare. A domandare. Lei. Una volta tanto. Qualcosa. Aprire bocca. Una volta tanto. Per prima. Una volta tanto. L’unica volta. La volta che conta. L’unica. Sperando che sia quella. Difficilmente. L’unica che conta. Sarà. Proprio quella. Alla cieca. Come i tiratori d’arco giapponesi. Bendati. Fanno centro. Lo stesso. Chissà. Dopo ore. Se crederci. Lontanamente. Sarà. Quella. Difficilmente. Non si sa mai. Non fosse mai. Tante volte. Dio solo sa. Per tutti i santi. Se mai. Dovesse essere. D’altronde. Abbiamo fatto. Abbiamo disfatto. Questo mondo. E quell’altro. Con le parole. Da sempre. Vecchie magie abbandonate. Col volto schiaffeggiato. Onde taglienti a prua e a poppa. Parla.Ti prego.