Tuesday, December 08, 2009

OIDA

Ludwig siamo solo io e te chiusi in una stanza. Tu mi stai davanti a gettare spire di fumo lungo pensieri inevasi, io sono ancora attaccata di prepotenza alle sbarre, e attaccata ho addosso una smania di evadere verde. Presto non avremo che guai.
Molto prima che questo pavimento per topi ceda sotto il peso del tuo sguardo, il tuo occhio prenderà la forma del tuo campo visivo o sarai tu, quel che resta di te, a diventare a forma di occhio. Diventerai un occhio gigantesco che conosce solo la legge dell'occhio per occhio. Sarai l'occhio sempre sveglio che mena minacce di morte. Ti spalancherai nel cuor della notte, scolpirai alla finestra ladri che prima non c'erano. L'altro occhio resterà chiuso, derubato nel sonno senza il becco d'un sogno. A me sarà mancata l'astuzia di Ulisse per accecarti, nel frattempo. Così, tu avrai continuato a vedermi.
Non credevo di trovarti in questa cella così poco raggiunta dalla luce. Invece sei qui e mi riveli che in questo carcere sono così sommmersa dal successo che mi è sfuggito di mano. Mi fai sognare di essere uno di quei cantautori senza polso che abbandonano la carriera per un campo di grano. Tacerebbero i frutteti, si riposerebbero le zolle. Noi probabilmente ci daremmo solo la zappa sui piedi, ma almeno saremmo nel giusto.
Non credo quindi che la mia ossessione di vedere, essere vista, mi farà abbandonare la prigione. Preferisco stare qui, appesa alla parete, a vivere di visite, di nasi spiaccicati alle vetrine, violentemente felice.
Viviamo di statistica, violentemente felici.
Lunghe spire i tuoi pensieri inevasi. Ma non fumai con te, non eri venuto in pace.
Con l'autorizzazione di uno sguardo infine ti lasciai uscire. E fu bello vederti la giacca sventolare nel sole.




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