Wednesday, December 16, 2009

lamento del cacciatore di taglie

E tu ti sei stupito che quando sei tornato hai visto che non c'era più la nostra casa perfetta per andare a caccia in tutte le stagioni, soprattutto quelle fredde. Ci dev'essere stata solo un'ombra nera nascosta al suolo, in quel punto, come traccia silente di un'esplosione o di un incendio. Una traccia grande quanto la casa più o meno, nascosta in mezzo alla foresta come la casa. Come la selvaggina. Come la cacciagione. Latitante.

e mentre io piangevo, gli chiedevo perdono, gli assicuravo che non avrei mai cercato di catturarlo se non avessi avuto quei debiti quel maledetto vizio del gioco, mi ha mostrato il coltello che teneva nello stivale e ha sghignazzato ma poi non l'ha estratto.
Resterai a vivere qui ora, ha detto, in questa catapecchia per il resto dei tuoi giorni.
io piangevo e non mi rendevo conto che in quel momento mi aveva risparmiato la vita e dovevo essergli grato e basta, così ho detto che avevo paura a restare lì tutta la vita. e allora lui non ci ha visto più e ha dato fuoco a tutta la casa, ma neanche stavolta mi ha ucciso. mi ha lasciato lì a piangere ancora e mentre se ne andava abbassando la gamba dei pantaloni per ben coprire lo stivale a punta e il coltello che senza dubbio lo avrebbe fatto riconoscere al mondo come Il Bandito mi ha chiesto:
Cosa ti spaventava a restare qui tutta la vita
e io ho risposto che avevo paura che nessuno altro mi avrebbe trovato lì, in fondo al bosco, che non avrei potuto più far sapere nulla a nessuno di me, né sapere nulla di nessuno, soprattutto di te, non avrei saputo più niente di te. non avrei mai potuto sapere se mi avresti cercato, se mi avresti ritrovato, gli ho spiegato che potevo stare da solo anche per sempre ma non senza sapere niente così, senza sapere che fine facevano gli altri e senza sapere se gli altri sapevano o no la fine che avevo fatto io
e lui ha ribattuto ( e mentre ribatteva rideva, rideva, e rideva)
non è l'informazione che ci manca a questo mondo, tu non hai capito proprio un cazzo che l'informazione è l'ultima cosa che ci manca
E io inginocchiato lo guardavo ancora dal polpaccio in giù e temevo ancora il suo coltello negli stivali e invece lui ha preso una pistola dalla tasca della giacca, e mi ha sparato, e se ne è andato, e nessuno era più sereno e saggio di lui mentre lo faceva, tanto che finì per vivere felice, e contento. La vita migliore che uno può desiderare

2 comments:

marco pontoni said...

bellissimo. è tuo?

incostanza said...

sì. mi raccomando leggi cormac